Articoli n. 2/2016 - http://www.ufficioliturgicoroma.it "La liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia." Questo sito vuole migliorare il servizio che l'Ufficio Liturgico offre alla Diocesi di Roma e ha lo scopo di rispondere alle diverse esigenze pastorali. it 05/02/2016: 1 - Il banchetto della misericordia > p. Ildebrando Scicolone, osb Fri, 05 Feb 2016 13:21:13 GMT newsletter-nonrispondere@ufficioliturgicoroma.it (Young at Work communication - www.yatw.eu) Ad alcuni potrà sembrare nuovo il messaggio della divina misericordia, che Papa Francesco, facendo seguito a san Giovanni Paolo II, ha insistentemente proclamato. Ed è opportuno ri-annunziarlo, dopo che, per tanto - troppo - tempo, il Dio della Bibbia è stato presentato non come giusto, ma come giustiziere. Si tratta di vedere nella sua vera luce il senso del Vangelo, che è appunto l’annunzio della misericordia di Dio che si è incarnata in Cristo, è sfolgorata nella morte di croce del Signore Gesù come manifestazione del sommo - Paolo direbbe “eccessivo” -amore del Padre e di Gesù stesso per noi uomini e per la nostra salvezza.
È questo uno degli aspetti della “nuova evangelizzazione”, non perché sia una novità il messaggio, ma perché risuona nuovo, dato che, specialmente nel secondo millennio dell’era cristiana, è stato poco messo in luce.
La Bibbia tutta ci presenta un Dio-misericordia, un Dio-Amore, e ci racconta “quanto per noi ha fatto”. La storia biblica è la storia dell’amore di Dio. Ricordiamo peraltro che il termine latino e italiano misericordia non  ha soltanto il senso di pietà o  compassione, ma vuole esprimere tutta la ricchezza del corrispondente ebraico hesed, che significa amore, benevolenza, attenzione, affetto, tenerezza, comprensione, aiuto, salvezza, perdono o remissione dei peccati, che si esprime nella redenzione o riscatto, nella liberazione da tutto ciò che ci opprime… e simili.
Ogni uomo è chiamato a entrare in questa storia, a farne esperienza nella sua vita personale. E lo fa quando, credendo a tale messaggio e volgendosi verso un Dio-Amore, riceve da lui la gioia del perdono e della liberazione interiore. Nella liturgia, specialmente nei sacramenti del Battesimo, della Riconciliazione e nella celebrazione eucaristica, egli accoglie con gioia questa “misericordia” e ne ringrazia il Padre.
L’eucaristia è la celebrazione dell’amore misericordioso. Il messale, i cui testi risalgono, per la maggior parte, al primo millennio, ci presenta il Dio misericordioso della Bibbia. Dio è invocato spesso come “Dio grande e misericordioso”, “Dio, Padre di eterna misericordia“, “O Dio, fonte di misericordia e di perdono”, “Dio onnipotente e misericordioso”. In quest’ultima espressione i due aggettivi non si oppongono, come spiega una celebre colletta: «O Dio che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono…» (XXVI Domenica del tempo ordinario). Un’antica colletta iniziava così: Deus, cuius proprium est misereri semper et parcere” (O Dio, è tua caratteristica aver pietà e perdonare).
Passando in rassegna le varie parti della Messa, vediamo come in ognuna di esse, la misericordia di Dio viene annunziata, celebrata e messa in atto:
1. I riti di introduzione, dopo il saluto che annunzia la presenza del Signore in mezzo all’assemblea e che rievoca il saluto pasquale di Cristo la sera del giorno della Risurrezione, prevedono l’atto penitenziale. Se l’assemblea si riconosce peccatrice, la Chiesa invoca: «Dio onnipotente abbia misericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eterna». E noi sappiamo che Dio ascolta sempre la sua Chiesa. Le invocazioni a Cristo, con o senza i tropi, grida Kyrie, eleison. Anche nel Gloria si chiede la misericordia (Tu che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi).
2. La liturgia della Parola non annunzia altro che l’opera di Dio nella storia della salvezza, che viene poi attualizzata nell’omelia. Questa trova il suo prototipo nel discorso di Gesù a Nazareth (Lc 4, 18-19). Possiamo ricordare le apologie prima del Vangelo (purifica il mio cuore e le mie labbra…) e dopo (La parola del Vangelo cancelli i nostri peccati).
3. Nei riti di offertorio è rimasto il gesto del Lavabo, come ulteriore segno di purificazione, con le parole tratte del salmo 50 (Miserere).
4. La preghiera eucaristica, centro e culmine dell’intera celebrazione, è una solenne preghiera di ringraziamento al Padre, non solo per la festa che si celebra (motivo espresso nel Prefazio), ma soprattutto per tutta l’opera della salvezza. Il Canone romano inizia con l’invocazione Padre clementissimo, chiede di ammetterci a godere della loro [dei Santi] sorte beata non per i nostri meri, ma per la ricchezza del tuo PERDONO; la Preghiera eucaristica IV rievoca tutta questa storia, opera dell’amore di Dio (Tu solo sei buono e fonte della vita… e quando l’uomo perse la tua amicizia, tu non l’hai abbandonato in potere della morte, ma nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro… Padre santo, hai tanto amato il mondo da mandare a noi… il tuo unico Figlio come salvatore, ecc.). Le preghiere eucaristiche per la riconciliazione ci fanno rendere grazie perché Tu continui a chiamare i peccatori a rinnovarsi nel tuo Spirito e manifesti la tua onnipotenza soprattutto nella grazia del perdono… Eravamo morti a causa del peccato e incapaci di accostarci a te, ma tu ci hai dato la prova suprema della tua misericordia, quando il tuo Figlio, il solo giusto, si è consegnato nelle nostre mani e si è lasciato inchiodare sulla croce… Infine, il centro delle parole consacratore sul calice ricordano che questo è il calice del mio Sangue per la nuova ed eterna alleanza. Versato per voi e per tutti in REMISSIONE dei peccati.
5. I riti di comunione hanno, per così dire, due parti: la prima è una sorta di preparazione prossima. In essa viene significata e realizzata la comunione tra i fratelli: nel Padre nostro chiediamo rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori; poi riceviamo e ci scambiamo la pace del Cristo risorto, che consiste nel perdono (si pensi che Gesù annunzia questa pace ai discepoli che lo tradiscono, lo rinnegano o lo abbandonano); mentre si compie il gesto della frazione del pane, si canta Agnello di Dio che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi. Nella seconda parte si riceve il Cristo morto e risorto, entrando in comunione di amore con  Gesù e con il Padre. È il banchetto nuziale, come sottolineano le parole, tratte dell’Apocalisse: Beati gli invitati alla cena dell’Agnello. Quel banchetto escatologico viene pregustato nella comunione eucaristica. Pensiamo infine quante volte leggiamo nei Vangeli che Gesù, durante un banchetto, perdona i peccati, o il banchetto stesso è il segno che ha già perdonato. 

Tutta la messa è una celebrazione della misericordia del Padre, resa visibile nell’amore supremo di Cristo. Essa non esige, ma provoca la nostra risposta di conversione: da qui tutte le invocazioni di pietà, di perdono, di misericordia. D’altra parte esige e provoca la nostra misericordia verso i fratelli, mettendo in pratica il comando del Signore: Siate misericordiosi, come il Padre celeste è misericordioso con voi. Lo scopo della celebrazione infatti non è tanto quello di “soddisfare” il Padre, quanto di accogliere la sua misericordia, e diventare tutti “un solo corpo e un solo spirito”, di formare cioè un solo popolo, una sola comunità, una sola Chiesa.

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05/02/2016: 2 - Indicazioni liturgico - pastorali per la celebrazione del mercoledì delle ceneri Fri, 05 Feb 2016 13:23:41 GMT newsletter-nonrispondere@ufficioliturgicoroma.it (Young at Work communication - www.yatw.eu) -      La benedizione e l’imposizione delle ceneri si fanno a ogni messa, secondo la forma indicata dal messale (p. 65-67): dopo il saluto liturgico iniziale segue subito la colletta, poiché  l’atto penitenziale è sostituito dal rito delle ceneri. Dopo l’omelia, il sacerdote benedice le ceneri con una delle due orazioni previste e con l’aspersione. Segue l’imposizione delle ceneri e si conclude con la preghiera universale. La celebrazione prosegue come al solito.

-      Se è presente un secondo ministro ordinato, questi impone le ceneri al celebrante principale, usando le formule consuete.

-      Si invitano i ministri a valorizzare entrambe le formule proposte dal Messale (eventualmente alternandole): la prima è appello alla conversione, la seconda lo motiva. Rimane comunque la possibilità di scegliere e utilizzare una  sola delle due formule, recitandola per ogni fedele.

-      Le ceneri si ottengono bruciando i rami di olivo e di palma benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente. Le ceneri avanzate si disperdono nella terra.

-      Ministro dell’imposizione delle ceneri è soltanto il vescovo, il presbitero e il diacono. Il Messale non prevede di affidare l’imposizione delle ceneri a ministri istituiti o a ministri straordinari della comunione; né prevede di inviare i ministri straordinari perché rechino le ceneri ai malati. Potrebbe essere opportuno che nei primi giorni della Quaresima il parroco e i sacerdoti visitino i malati per incoraggiarli e per confermare loro che la sofferenza, cristianamente accettata e offerta, è atto penitenziale di altissimo valore.

-      Il gesto dell’imposizione delle ceneri consiste nello spargere le ceneri sul capo, recitando la formula per ogni fedele. Pur senza eccessi impropri, va assicurata una materialità davvero visibile e percepibile del segno, sia quando si presentano le ceneri per la preghiera di benedizione, sia quando si impongono sul capo del fedele.

-      Poiché le ceneri vanno imposte all’interno di un contesto celebrativo, la benedizione con l’imposizione delle ceneri può svolgersi anche durante una celebrazione della Parola. In questo caso il rito si modella sulla Liturgia della Parola della Messa, come indicato a p. 68 del Messale. Tale modalità celebrativa può essere molto utile nella pastorale dei luoghi di lavoro o nelle rettorie (aperte anche negli orari della pausa pranzo per gli uffici), nei luoghi di cura, o qualora la celebrazione si svolgesse in orari serali, per venire incontro a lavoratori e studenti.

-      Il Messale prevede il rito delle ceneri solo nel primo mercoledì di quaresima. Non può essere spostato in altro giorno, e mai va compiuto di Domenica, neppure fuori della Messa: il forte monito penitenziale e il digiuno non sono compatibili con il fondamentale carattere pasquale della Domenica.

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05/02/2016: 3 - Le stazioni Quaresimali Fri, 05 Feb 2016 13:30:39 GMT newsletter-nonrispondere@ufficioliturgicoroma.it (Young at Work communication - www.yatw.eu) LE STAZIONI QUARESIMALI
Valorizzazione pastorale di una significativa
e antica celebrazione ecclesiale

 

 

Introduzione
«È buona traduzione che nella Chiesa locale si facciano, soprattutto in Quaresima, riunioni di preghiera nella forma delle “stazioni” romane. Si raccomanda di conservare e incrementare questa tradizione, almeno nelle principali città, e nel modo più indicato per i singoli luoghi. Questa assemblea di fedeli, specialmente se presiede il Pastore della diocesi, può radunarsi nelle domeniche e nei giorni più adatti della settimana o presso il sepolcro di un santo, o nelle chiese o nei santuari più importanti della città, oppure anche in qualche località che in diocesi costituisce meta di frequenti pellegrinaggi» (Messale Romano, ed.it., p.60).
Una considerazione di ordine sia storico che pastorale invita a ritenere le «stazioni quaresimali» una forma privilegiata per celebrare comunitariamente la penitenza quaresimale, anche ai tempi nostri.
«La Quaresima è il tempo adatto per la celebrazione della penitenza, perché fin dal giorno delle ceneri risuona solenne l’invito rivolto al popolo di Dio: Convertitevi e credete al Vangelo. È bene a più riprese, in quaresima varie celebrazioni penitenziali, in modo che tutti i fedeli abbiano modo di riconciliarsi con Dio e con i fratelli e di celebrare poi, rinnovati nello spirito, il triduo pasquale del Signore morto e risorto» (Rito della penitenza, Premesse, n. 13).
La penitenza quaresimale non deve essere soltanto interna e individuale, ma deve acquistare dimensione esterna e sociale (cfr. Sacr. Conc.  n.110).
La penitenza, infatti, in quanto «intima conversione del cuore, che comprende la contrizione del peccato e il proposito di una vita nuova» (Rito della penit., Premesse n.6), ha bisogno di esprimersi, secondo la legge dell’incarnazione, in parole e gesti di conversione. E non solo a livello individuale, ma anche e soprattutto ecclesiale.
La Chiesa nel suo insieme è chiamata a camminare con Cristo verso il compimento del Regno, a purificarsi e rinnovarsi ogni giorno secondo la logica della Croce e a manifestare questa volontà e questo impegno in segni concreti e visibili di penitenza e di rinnovamento interiore. Tra i molti modi con cui il popolo di Dio può esercitarsi in essi la liturgia quaresimale privilegia in particolare:
- l’ascolto della parola di Dio «che illumina il fedele a conoscere i suoi peccati, lo chiama a conversione e gli infonde fiducia nella misericordia di Dio» (ivi, n.17);
- la preghiera, soprattutto di supplica, per implorare il perdono di Dio, e manifestare la fiducia nella sua misericordia;
- il digiuno e più in generale la rinuncia, in quanto terreno fecondo da cui può sbocciare un autentico culto spirituale e una carità più operosa verso i fratelli, soprattutto poveri, sofferenti ed emarginati.
La pratica delle «stazioni quaresimali» tende a fondere in un tutto armonioso questi elementi, attraverso i quali la conversione si esprime e si celebra, nella Chiesa.
 
La liturgia «stazionale» nell’esperienza della Chiesa antica
È noto a tutti che la liturgia delle stazioni quaresimali, anche se affermatasi in un contesto religioso e culturale diverso dal nostro, è stata intimamente legata al digiuno pubblico e alla preghiera penitenziale che hanno caratterizzato fin dai primi secoli i 40 giorni della quaresima, nella Chiesa romana.
Lo stesso termine «stazione» desunto dal linguaggio militare romano, indicava il «montare di guardia» e la Chiesa lo ha adottato in senso spirituale per esprimere il dovere dei cristiani di dedicarsi con vigilanza e con impegno alla conversione e all’orazione. Gradualmente a Roma la «stazione» diventò il termine tecnico per designare l’assemblea eucaristica presieduta dal suo Vescovo, il Papa. Questa celebrazione che bene esprimeva l’unità del sacrificio eucaristico, si svolgeva generalmente così: di solito verso le tre del pomeriggio, il popolo accorreva insieme con il clero in una chiesa stabilita in antecedenza come luogo di raduno e che veniva chiamata perciò «collecta». Di qui i fedeli, con a  capo il Papa, circondato dai presbiteri e dal clero, si dirigevano processionalmente verso la chiesa stazionale; il Papa concelebrava con i presbiteri, comunicava i fedeli e concludeva la celebrazione quando il sole volgeva al tramonto. (cfr. I. Schuster, Liber sacramentorum, vol. III, 3ss.). Le caratteristiche della liturgia stazionale sono assai significative: la processione, per indicare il «cammino della conversione» a cui la Chiesa è chiamata in quaresima; la presenza del Papa, la grande assemblea di preghiera, l’unica Eucarestia, l’invocazione dei Santi sono elementi che avevano un grande peso nella vita di una comunità chiamata a convertirsi e ad esprimere l’unità nella stessa fede e nella medesima carità.
Tutto ciò non ha valore di pura documentazione archeologica e storica: l’invito contenuto nel Messale romano rinnovato è una sollecitazione a ripensare le forme di una celebrazione come questa che, nei suoi elementi essenziali, rimane ancora valida e attuale.

Scarica Il programma completo delle Stazioni Quaresimali

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05/02/2016: 4 - Convegno di pastorale liturgica Fri, 05 Feb 2016 13:26:30 GMT newsletter-nonrispondere@ufficioliturgicoroma.it (Young at Work communication - www.yatw.eu) Sabato 13 febbraio 2016 l'Ufficio Liturgico del Vicariato, l'Istituto Liturgico del Pontificio Ateneo S. Anselmo e l'Opera don Orione organizzano il III convegno di pastorale liturgica presso il Teatro Orione, via Tortona, 3.

PROGRAMMA

ore 9.30: saluto del Vescovo Ausiliare del Settore Est, Sua Ecc.za Mons. Giuseppe Marciante; saluto del superiore dell’Opera don Giuseppe Orione.

ore 9.45: Liturgia e misericordia, relatore: p. Francesco Mazzitelli, parroco di Ognissanti.

ore 10.30: Liturgia e iniziazione cristiana. Il percorso di catechesi in preparazione ai sacramenti per i fanciulli nella diocesi di Roma, relatore: p. Giuseppe Midili, direttore ufficio liturgico.

Presiede i lavori S. Ecc.za Mons. Luca Brandolini, Vicario del Capitolo Lateranense.

Il Convegno si terrà presso il teatro Orione, via Tortona, 3 - Roma - fermata Re di Roma; è prevesta la possibilità di parcheggiare l'auto nell'oratorio della Parrocchia di Ognissanti, via Tortona, 5.

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