La cresima: Sacramento da "accogliere" o da "conquistare"?
A proposito dell’età di amministrazione del secondo sacramento dell’iniziazione cristiana, di don Pierangelo Muroni
Introduzione
L’età della cresima si presenta agli occhi dei più come una delle tematiche quanto mai attuali e scottanti in ambito sia teologico che pastorale. Con maggior frequenza oggi si tende ad amministrare la cresima in tarda età, quando il candidato non solo ha raggiunto la cosiddetta “età di ragione”, ma quando manifesta anche una certa maturità umana e psichica. Spesso questo diventa inoltre un espediente pastorale, a parer mio quanto mai discutibile a livello teologico (seppur comprensibile a livello umano), adottato per trattenere i ragazzi all’interno della comunità parrocchiale, facendogli sospirare, quasi come un “dono personale”, un “dono di qualcun Altro” del quale non siamo che dispensatori.
Ma per comprendere quella che definirei ora la “problematica” dell’età della cresima, occorre risalire alle origini storiche nonché valutare alcune prospettive teologiche e pastorali che hanno permesso che l’amministrazione del secondo sacramento dell’iniziazione cristiana, più che un momento ecclesiale di grazia, diventi “un problema” (senza lasciarci andare a esagerazioni) a volte imbarazzante.
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